sabato 13 dicembre 2014

NUOVA STRATEGIA DELLA TENSIONE?

"Quando per mesi si inveisce contro il palazzo, il pazzo esce fuori. È il gesto di un pazzo e di uno squilibrato ma non ci dobbiamo stupire quando si inveisce continuamente contro il Palazzo, come se fosse da abbattere” (28 Aprile 2013, Gianni Alemanno, allora sindaco uscente di Roma che si precipitò a fare questo genere di dichiarazioni, pochi minuti dopo i noti fatti di sangue davanti a Montecitorio, avendo come obiettivo la cosidetta "antipolitica". Uno che oggi sappiamo è accusato di essere in contatto con un mondo mafioso e criminale di intoccabili, coperti per anni dai servizi e a loro disposizione per fare il lavoro sporco).
Quale miglior modo di far accettare l'insediamento di un nuovo governo, inviso all'opinione pubblica, come il governo Letta? Ogni critica, ogni malumore, ogni segno di quell'eversione (cioè mandare a casa questi corrotti) che lor signori temono tanto da quel giorno fu tacitato, concentrando l'attenzione dell'opinione pubblica sui poveri carabinieri feriti e sul disperato che, a sua detta, voleva colpire i politici, cosa di cui però non c'è straccia nella sua azione evidentemente premeditata, diretta e programmata da qualcuno. Fu una messinscena così mal fatta, con tanto di foto taroccata al computer e filmati pre-registrati spacciati come diretta, che l'odore di servizi si avvertì subito, forte e chiaro, tanto da far desistere dall'insistere a scavare alla rierca della verità chi aveva come piano la distruzione degli “eversori”.
Oggi ci risiamo, si parla di eversione, in un clima molto teso (ieri è stato indetto uno sciopero generale dopo tanti anni), di vuoto istituzionale dopo lo scandalo di Mafiopoli e le imminenti dimissioni del capo dello Stato. E' in questi momenti di instabilità politica che la strategia della tensione viene usata da poteri occulti, anche sovranazionali, per puntellare lo status quo e per imprimere la direzione desiderata alle decisioni politiche.
La considerazione più amara e che fotografa meglio lo stato della nostra defunta democrazia emerge chiara dalle dichiarazioni di un vecchio signore, in nostro presidente della Repubblica, che considera “eversivi” quelli che criticano questa classe politica collusa e disonesta mentre solo una “degenerazione” la corruzione scoperta a Roma.
Solo nei regimi totalitari la critica politica, la contestazione al sistema, vengono censurate ed etichettate come eversione, come una patologia, come un cancro che sfocia dell'illegalità e che quindi va represso PER LEGGE e con la forza.
Nei regimi antidemocratici infatti i dissidenti, quelli veri, quelli che subiscono torture psicologiche e corporali, vengono accusati ingiustamente ed incarcerati per "reati" di opinione, solo perché si mettono in dubbio i metodi, i risultati e il governo della cosa pubblica.

Queste premesse sono gravissime, perché preludono ad un giro di vite ancora più duro contro chi ha alzato la testa e si oppone. Questo leggo in quelle esternazioni, certo non dette a caso, ma molto ben pesate, per cui attenzione perché cose ben più gravi potrebbero accadere nel nostro paese per "normalizzare" la situazione e far rientrare l'allarme rosso della rabbia che monta verso il palazzo

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